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Manocchio Fiorentino

 

Fiorentino Manocchio un molisano di Busso al Consiglio Comunale di Kempston, Bedfordshire, England 1fiorentino-manocchio

di Mina Cappussi –


Il consigliere Fiorentino è figlio di Sabato Manocchio. Oggi, lui che era stato un “emigrato italiano” sarebbe orgoglioso di vedere il figlio sedere tra i banchi del governo di una città che lo ha accolto. Un bel riscatto, per Sabato Manocchio e per tutti gli Italiani emigrati, nel Bedforshire e nel mondo. Stranieri in Patria, stranieri nel Paese che li ospitava senza più un’anima, senza certezze. L’emigrazione, infatti, ha profuso sicurezze economiche, ma ha rubato ad ogni uomo e ad ogni donna in partenza, la certezza di un’appartenenza. “L’emigrazione resta l’emigrazione!”. La giovane moglie morta di parto. Busso e il Molise li porti nel cuore, li lasci sedimentare. London brick e la ricostruzione in Inghilterra. Michele Colucci, il Museo di Gualdo Tadino, Carmela Semeraro.


(UNMONDODITALIANI) Tempo di elezioni e di bilanci. Si sono da poco chiuse le consultazioni che in molti comuni d’Italia hanno rinnovato i Consiglio Comunali. Ma gli italiani sono anche quelli che si trovano fuori dai confini, ormai perfettamente integrati nelle comunità che li ospitano, sebbene legati indissolubilmente alla madre Patria. E così qui da unmondoditaliani.com ci fa piacere segnalare che è stato eletto consigliere comunale di Kempston, Bedfordshire, England, il molisano Fiorentino Manocchio. Con 833 voti di preferenza, Manocchio ha dimostrato di essere riuscito a conquistare il cuore dei suoi concittadini, dopo aver lavorato per molti anni presso la Inca CGIL di Londra ed essersi dedicato sempre, nella propria vita privata, ai problemi sociali della comunità italiana di Kempston e Bedford. Kempston è una città di 20.000 abitanti nel Bedfordshire, vicino Londra.Insieme a Bedford,infatti, forma un area urbana di 100.000 abitanti, unica nel suo genere nel Borough di Bedford, residenza per i molti che lavorano a Milton Keynes, ad una decina di chilometri di distanza. Nel 1974 il Distretto Urbano di Kempston (che comprende anche Goldington, Eastcotts, Biddenham, Bromham, Brichhill, Clapham, Woottom e molti altri centri) fu abolito e Kempston tornò a essere un comune a sé stante nella Circoscrizione di Bedford con un separato Consiglio Comun2FioreSind0066ale. Da un punto di vista amministrativo elettorale Kempston è divisa in tre aree: Kempston Nord, Est e Sud. Bedford e Kempston testimoniano una eccezionale consistenza di italiani, che hanno contribuito notevolmente allo sviluppo della London Brick Company, che da qualche anno ha chiuso i battenti,con alle spalle una storia più che centenaria. Una grossa parte degli italiani di Bedford viene dal Molise,in particolare da Busso e Casalciprano (come ricorda lo studioso Michele Colucci nel suo libro “Emigrazione e Ricostruzione. Italiani in Gran Bretagna dopo la Seconda guerra mondiale” Editoriale Umbra, quaderni del Museo dell’Emigrazione di Gualdo Tadino, l’attivissimo museo diretto da Catia Monacelli) e tra i primi che giunsero nella cittadina inglese, 60 anni fa, troviamo il papà del neo-consigliere comunale, Fiorentino, Sabato Manocchio, scomparso nel 2008, che aveva fondato l’Associazione Molisana del Bedfordshire, retta oggi proprio dal figlio, Fiorentino. No, non era stata facile la vita, per Sabato, aveva lasciato Busso nel 1951, giunto a Bedford il 6 giugno di quell’anno. Solo qualche giorno prima (il 30 maggio 1951) erano giunti Carmine Del Greco e Giovanni Calardo, provenienti da Busso, e i fratelli Giuseppe e Nicola Valerio provenienti da Ferrazzano, in assoluto i primi emigranti molisani che abbiano messo piede sul suolo inglese dopo la terribile guerra che aveva fiaccato l’Italia e gli italiani. Con Sabato giunsero a Bedford Carmine Martello, Giovanni Pinto, Osvaldo Sepede, Achille Coladangelo, come ricorda la studiosa di Bedford, Carmela Semeraro. Oggi, lui che era stato un “emigrato italiano” sarebbe orgoglioso di vedere il figlio sedere tra i banchi del governo di una città che lo ha accolto con le mille difficoltà dell’epoca e alla quale ha dato tanto. Un bel riscatto,per Sabato Manocchio e per tutti gli Italiani emigrati, nel Bedforshire e nel mondo.

Aveva 60 anni Sabato Manocchio quando la London Brick dove lavorava, la più grande fabbrica di mattoni dell’Inghilterra, l’aveva proposto al Consolato Italiano come uno dei migliori lavoratori dell’impianto. La segnalazione gli servì a ricevere a ricevere l’onorificenza offerta dai Maestri del Lavoro. In fabbrica, infatti, era particolarmente amato, dai colleghi, innanzitutto, ma anche da tutti i caporeparto. “Ce n’era uno in particolare – ricorda ancora Fiorentino – si chiamava Joe Daly, che l’amava come un figlio. E’ stato un grande lavoratore, ha pensato sempre alla famiglia. Io sono nato qui, ma quando sono andato in vacanza dainonni, a Busso, una 4fiorerideridvolta, mi sono sentito a casa, e così sono rimasto in Italia a studiare. Mio padre ci teneva tanto allo studio, ha fatto grandi sacrifici per darci un’istruzione>. Di Sabato Manocchio ha scritto lo studioso Norberto Lombardi, che l’ha incontrato nelle sue ricerche sull’emigrazione italiana nel mondo, e la studiosa di Bedford, Carmela Semeraro, che ha raccolto le interviste dei primi molisani giunti nella cittadina a nord di Londra.Nato in una delle tante famiglie contadine di Busso, sette figli, di cui due morti in tenera età, Sabato aveva risposto ad un bando che reclutava manodopera all’estero. Aveva scelto il Belgio, perché in quella terra tanti italiani erano andati a lavorare nelle miniere, ma la sua richiesta era stata convogliata sull’Inghilterra che, nel momento della ricostruzione post bellica, reclamava mano d’opera selezionata, giovani forti e in buona salute. Per cinque sterline la settimana, Sabato deve caricare mattoni, prodotti a ciclo continuo nella London Brick che li distribuisce in tutta la nazione e anche all’estero. <Facevo parte del secondo gruppo – l’intervista rilasciata alla studiosa Carmela Semeraro – che arrivò a Milano. Lì nominarono capodrappello uno di Caserta, che era già stato qua in Inghilterra e si adattava a parlare l’inglese. Poi la ditta ci ha preso a Dover, ci hanno portato quaggiù. Da lì ci hanno condotti all’ostello, una serie di vecchie baracche militari usate durante la seconda guerra mondiale per i prigionieri di guerra. Per strada ci hanno fatto fare una sosta, ci hanno dato da mangiare e da bere, e anche i documenti per poter lavorare. Ci hanno dato pure una sterlina a testa. E’ stata una bella azione. Con una sterlina potevi mangiare parecchio…>. Il destino, come dicevamo, non è stato tenero con Sabato.Il lavoro duro lasciava intravedere un futuro di speranza. Ma dall'Italia giunge una lettera che lo sconvolge. A Busso aveva lasciato la giovane moglie in dolce attesa, con la promessa di tornare a casa presto o di farsi raggiungere da lei una volta nato il bambino. Ma quel figlio della lontananza e del dolore non venne mai alla luce, portando con lui, nella tomba, la sua mamma che non aveva potuto abbracciare. All’epoca non era poi così raro morire di parto in un’Italia che stava cercando di ricucire le ferite di guerra nella miseria, nella disperazione di una generazione senza futuro. Non si telefonava, allora, non c’erano sms e cellulari. Per avvertire un marito lontano che attende le lettere della sua sposa non c’era che la corrispondenza ordinaria, con i suoi tempi.Quando la lettera giunge a Bedford, si è già fatto il funerale,per quella mamma e quella creatura mai venuta al mondo. Il tempo, si sa, lenisce, ogni dolore, ma quelle ore, queiminuti d’incubo, Sabato non li dimenticherà mai. Certo, si rifà una famiglia, sposa una compaesana, dalla quale ha due figli, 3FiorentinoFiorentino e Teresa, cura le ferite con l’amore di sua moglie, con l’affetto dei suoi bambini. Ma l’Italia e il Molise proprio non riesce a scacciarli dal cuore. Quel cuore grondante di dolore anela la Patria, accarezza la terra chegli ha dato i natali. Non si può dimenticare Busso, quando ci sei nato, quando è lì che hai scoperto la vita e lì sono rinchiusi tutti i tuoi ricordi. Busso e il Molise li porti nel cuore, li lasci sedimentare, cerchi di non pensare, di non lasciarti sommergere dal ricordo, dallanostalgia. Ma essa riaffiora di soppiatto, e ha il colore dei prati, del cielo, del grano maturo. Pensava forse al suo casolare immerso nel verde, Sabato, mentre caricava i mattoni che gli consentivano un’esistenza dignitosa. Con quel desiderio di riscatto sempre pronto ad emergere, per dimostrare al Destino che ce l’aveva fatta, per raccontare a tutti che era riuscito a lacerare il velo della miseria che gli aveva impedito di restare. La parola non si usa più, oggi parliamo di Italiani nel Mondo, ma allora Sabato e gli altri come lui erano semplicemente “emigranti” e l’emigrazione è un qualcosache ti porti dentro, quasi senza accorgertene. <L’emigrazione resta l’emigrazione> aveva confessato Sabato in un’intervista, raccontando di quel sentimento di appartenenza che pure ti tiene lontano dalle tue radici. E così Sabato continuava ad accarezzare il sogno di tornare in Italia. Quando Fiorentino aveva sei anni lo aveva mandato a studiare in Molise. Nel ’66 tutta la famiglia fa ritorno a Busso, ma nel frattempo due mondi si sono enucleati da un’unica ferita, e si allontanano inesorabilmente. Non è facile ricominciare da capo, quando ciò che hai lasciato ha proseguito per la sua strada, senza di te. Il Molise era uscito dalla crisi del dopoguerra, aveva quasi tradito chi se ne era allontanato, sperando di conservare ogni cosa sotto una teca di cristallo. Quegli emigrati, che avevano lavorato duramente nel desiderio del ritorno, si ritrovavano in una terra che li considerava stranieri.Stranieri in Patria, stranieri nel Paese che li ospitava, senza più un’anima, senza certezze. L’emigrazione, infatti, ha profuso sicurezze economiche, ma ha rubato ad ogni uomo e ad ogni donna in partenza, la certezza di un’appartenenza. <L’emigrazione è qualcosa di triste – diceva Sabato Manocchio – perché ti dà lavoro, sicurezza economica, un futuro per i tuoi figli, ma ti fa sentire, ogni giorno, lontano da casa. Penso ogni giorno alla mia terra, ogni giorno rivedo i colori del mio Molise, sento iprofumi della mia infanzia. Poi cerco di toccare quelle cose care e le mie braccia stringono il nulla. Il nulla, sì, non ci resta che il nulla. Qui, a Bedford, ci sono i compagni di viaggio, quelli con i quali ho condiviso il dolore, la paura dell’ignoto, il lavoro duro, qui ci sono i miei figli e i miei nipoti. Ma lì, a Busso, nel Molise in Italia, ho lasciato il mio cuore”

Sabato riposa nel vecchio cimitero di Bedford, in quella terra che gli ha offerto una via di scampo alla miseria, dove ha acquistato casa e ha raggiunto una posizione economica dignitosa. Tuttavia, se il pensiero è libero di volare, quando è libero dai vincoli terreni, siamo sicuri che ha attraversato il Canale e le Alpi, per rifugiarsi nel verde muschiato della primavera molisana, a Busso, dove riposano gli avi e dove i ricordi si materializzano come per incanto. All’infinito. Forse vede Fiorentino Consigliere Comunale di Kempston, votato da 833 persone che hanno creduto in lui, italiani, inglesi, sudamericani. Può andarne

fonte UN MONDO D'ITALIANI -- ITALIAN INTERNATIONAL DAILY MAGAZINE

 

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